Per restare sul tema che ci attanaglia, eccomi a parlare di altro evento micidiale, passato inosservato in questi tempi e giorni : la morte delle Palme!
Anche qui, vengono chiamati in causa, per avere favorito il diffondersi della specie nell’area mediterranea, i crescenti scambi commerciali e le mutevoli condizioni climatiche dovute all’effetto serra, del quale molto se ne parla ma del quale nessuno, al mondo, pensa di prendere misure e provvedimenti appropriati, e ne paghiamo le conseguenze.
La specie è originaria nelle foreste tropicali dell’Asia, dove si nutre di palme selvatiche. La prima comparsa in Italia, di questo insetto, a partire dal biennio 2004-2005 , prima in Toscana e poi in Liguria, Sicilia e Calabria.
La pausa di questi giorni, giocoforza nel silenzio arcano di quanto mi gira attorno, porta alla mia memoria le gigantesche Palme delle Piazze Vittorio Emanuele, in agro di Molochio, rase (abbattute!) al suolo da un piccolo minuto insetto, di nome coleottero, che viene da lontano camminando sulle gambe proprie, che sono le ali delle quali è provvisto e con le quali sorvola i cieli e si sposta da un punto all’altro della Terra in cerca della preda: tutto per trovare nutrimento di legno e linfa all’interno del gigantesco fusto delle Palme.
Al contrario del più famoso virus, di cui oggi si parla, che, non avendo gambe proprie, e non essendo provvisto di ali, gira invisibile con i piedi altrui, sulle gambe degli altri, di quelle persone, anima e corpo, che poi si ammalano e diventeranno sue vittime innocenti. Sindrome dello sfamato!
Il punteruolo rosso, sempre al contrario del famoso coronavirus, è imbattibile perché svolge il ciclo biologico solitario e di nascosto, per lo più chiuso all’interno del fusto delle piante conifere, alle quali ne succhia il sangue (linfa) e ne divora il legno, fino ad abbatterlo e tracimarlo (trascinarlo!) a terra. Tanto è possibile essendo, la Palma, una pianta monocotiledone : per affossarla basta un solo colpo alla nuca (gemma apicale) posta alla sommità del fusto!
Anche qui, l’esperienza insegna che, per venirne fuori da questo morbo distruttivo e devastante, la fondamentale strategia di contenimento territoriale è l’unica arma per arrestarne la diffusione. Come?
La strategia di contenimento territoriale, dicono gli esperti, mira alla distruzione delle piante infestate, onde evitare che queste si trasformino in focolai di diffusione del parassita. In altre parole, piazza pulita, e terra bruciata attorno!
Vito Tramontana