Per i tempi che corrono, vale la pena riflettere sulle leggi adottate dai nostri governi e governanti, in questi ultimi decenni, per la sanità pubblica e privata.
E’ risaputo: la riduzione di spesa, per fare quadrare i conti dello Stato e delle Regioni è stata fronteggiata con l’introduzione di nuovi tetti di spesa, la riorganizzazione della rete ospedaliera e un diverso sistema di acquisto e gestione dei beni e dei servizi in ambito sanitario.
I risultati sono quelli che sono, sotto gli occhi di tutti: una sanità malata, che fa acqua da tutte le parti. Mancano i medici specializzati e abbiamo bisogno di infermieri, difettano le strutture e i piccoli ospedali minacciano di crollare, mascherine e camici sono diventate merce rara, mentre la gente muore e i contagi dilagano e si moltiplicano senza controllo.
Dieci e lode a chi ha inventato il metodo di stringere la cinghia chiudendo i rubinetti, senza prevedere il peggio che poteva verificarsi e che si è verificato: la morte del sistema sanitario!
La Calabria, con i suoi Piani di Rientro, vanta il bell’esempio. Risulta che la Regione, dal 2 agosto 2010 al 10.9.2009, per non andare oltre fino ad oggi 2020, ha adottato cinquanta, dico cinquanta, Delibere per migliorare la tecnica del rubinetto e della cinghia, e renderla più stringente, fino ad arrivare al collasso della sanità.
Mi viene in mente, così per caso, la storiella dell’asino e del suo padrone. Se può essere utile a far riflettere qualcuno, ve la riporto:
C’era, una volta, un contadino limitato di comprendonio. Oltre ad essere ottuso era, anche, tirchio, spudoratamente avaro. Voleva risparmiare su tutto, anche su l’aria che respirava. Un giorno disse, tra sé e sé: “il mio asino mi costa una fortuna di foraggio e biada. Mangia tre volte al giorno, uno sproposito! Se si abituasse a mangiare di meno, io potrei vendere il foraggio che consuma e guadagnerei dei soldi ! ” Così incominciò a diminuire un po’ alla volta la razione di foraggio e di biada. L’asino non poteva protestare e il contadino pensò che andava bene così. Intanto, la bestia continuava a lavorare dalla mattina alla sera nei campi. La razione di foraggio e di biada si azzerò quasi e il contadino era felicissimo. “Che stupido che sono stato prima! Ho sprecato tutto quel foraggio e quella biada per l’asino, quando avrei potuto vendere tutto e fare dei soldi!” Arrivò il giorno in cui la razione si azzerò del tutto: il contadino chiese all’asino: hai fame? L’asino naturalmente non rispose e il contadino pensò che tutto andasse a gonfie vele. Il mattino successivo, quando il contadino aprì la porta della stalla, vide il povero animale steso sul pavimento: era morto per la fame. Che disgrazia iniziò a gemere il contadino. Come sono sfortunato. Proprio adesso che si era abituato a stare senza mangiare, l’asino è morto!
Serva da lezione a quanti, novelli Quintino Sella, impegnati a fondo per il pareggio dei bilanci, da sprovveduti, hanno tirato e stirato la corda, tagliando le erogazioni senza la giusta ponderazione. E la corda non ha retto, e si è rotta!
Vito Tramontana