RIFLESSIONI SULLE TRAGEDIE DEL M ARE
Se non fossi un cattolico, apostolico, romano ante Concilio, sarei portato a vedere l’ira di Dio nei fatti, veramente drammatici, della nave Concordia. Sarei portato a non darmi una spiegazione sulla ineluttabilità delle tragedie del mare fino ai nostri giorni. Ma non è così. Non può essere così! Dio è buono, Padre Nostro per definizione, mai potrà adirarsi ed essere motore, proprio Lui, di sciagure e lutti a danno dei suoi figli.
L’ira no, ma l’urlo si, a margine di quanto è avvenuto nel mare dell’isola del Giglio, e di quanto ogni giorno avviene nel mare dello stretto di Sicilia! In modo che gli uomini della Terra, in ogni parte del mondo, ascoltino il suo grido, sappiano la sua sofferenza, e riflettano sull’opulenza spropositata e sulla miseria illimitata, sulle navi di lusso, merlettate di ghirlande e cessi d’oro, e sulle carrette del mare, fatte di legno fradicio, stracolme di larve umane che sfidano la morte per trovare un alito di vita, un sorriso, una speranza.
I veri eroi, nella vicenda che ci riguarda, sono gli emigranti del mare, quelli che affidano alle acque gelide della Sicilia e della Calabria l’ultimo battito di un minuscolo pezzo di carne, che si chiama cuore.
Vito Tramontana